Scarica il viaggio di Kozan: balkaniKozan2015.pdf
Agosto 2015
Abbiamo più volte attraversato i Balcani in questi anni,inizialmente solo come terra di passaggio mentre ci dirigevamo verso altre mete oppure visitando durante l’attraversamento le capitali della ex-Yugoslavia, talvolta scoprendo alcune sue perle, quasi per caso.Ce ne siamo lentamente innamorati,la storia,la musica, la cultura,persino il terribile destino che ha recentemente colpito queste popolazioni fa parte dello spirito dei luoghi:un mix di culture,religioni, etnie che è sempre stato difficile far convivere.Quest’estate abbiamo deciso di ritornare nei Balcani e dedicare gran parte della vacanza ad approfondirne alcune peculiarità.Il viaggio si concentrerà tra Serbia e Bosnia Erzegovina,molto entroterra quindi,visiteremo Parchi Nazionali, villaggi rurali,riserve naturali; il kayak farà parte del nostro corredo per poter esplorare alcuni laghetti di montagna.Ritroveremo una perla scoperta l’anno scorso durante il ritorno dalla Grecia, una perla che vogliamo conoscere approfonditamente: Zasavica, la riserva naturale incontaminata con annesso campeggio dove l’unico rumore che si sente è dato dal passaggio al mattino delle mucche condotte al pascolo.L’aspetto culturale avrà una sua importanza:Zasavica sarà la base di partenza per visitare la vicina città romana di Sirmium con i suoi magnifici mosaici, sempre da Zasavica partiremo in visita giornaliera per Novi Sad.Cercheremo di visitare Travnik (in Bosnia) città natale del famoso scrittore bosniaco Ivo Andric,premio Nobel per la letteratura, sempre in Bosnia faremo tappa obbligata a Sarajevo con la sua nobile antica storia e la sua terribile storia recente.In Serbia parteciperemo al più famoso festival di musica balcanica di tutta Europa: il Balkan Guca Festival che dal 1960 si svolge a Guca,paesino di poche anime tra i monti della Serbia che per l’occasione si trasforma in una incredibile e pazza kermesse di bande gitane che con le loro loro fanfare danno spettacolo per le strade del paese giorno e notte; il Guca Festival è frequentato da migliaia di turisti provenienti da tutta Europa e da Serbi che celebrano il loro nazionalismo accompagnati da ettolitri di Slivovitz.Prevediamo di sostare esclusivamente nei campeggi,sarà una vacanza itinerante con soste di non più di 4/5 gg a tappa,il tutto però suscettibile di cambiamento a seconda della situazione che incontreremo.Il treno è sempre quello,ormai iper collaudato: Tabbert Comtesse+Jeep Grand Cherockee.Per quanto riguarda l’equipaggiamento prevediamo di portare anche il fornello esterno,ci sarà utile in caso di soste prolungate o per cucinare in caso di caldo torrido, per il resto saremo minimalisti:solo tendalino sperando di montarlo il meno possibile,niente stuoie,pareti laterali ed ammenicoli vari.L’abbigliamento dovrà spaziare da quello leggerissimo estivo a quello più tecnico per le tappe di montagna.Spero di potervi relazionare strada facendo,contiamo sui campeggi dotati di WI-FI.
2 agosto. Eccoci alla prima sosta,come ogni volta che andiamo verso est è d’obbligo una fermata in Friuli dai miei genitori,in campagna.Oltre che una sosta di riposo prima di tuffarci nei Balcani abbiamo l’opportunità di approvvigionarci dei prodotti del loro orto.Questa mattina la sveglia è stata alle 4,30,alle 5 eravamo già in autostrada,il viaggio è stato senza intoppi,domani mattina presto ripartiremo,attraverseremo Slovenia,Croazia ed entreremo in Serbia,contiamo di arrivare al Camping Zasavica a Sremska Mitrovica nel pomeriggio.
3 agosto. Il campeggismo.Questa sera vorrei parlarvi del campeggismo.Ma andiamo per gradi, vi scrivo dal Camping Zasavica, siamo arrivati verso le 19,30 dopo aver attraversato la lunga ed a dire il vero un pò noiosa pianura Pannonica.Dico noiosa perché il nastro di asfalto autostradale che si dipana dal confine sloveno/croato fino alla Serbia è dritto e monotono,attraversato solo da pochi camion e macchinoni da 50 mila euro condotti da migranti turchi che fanno ritorno alla loro terra natale.Il camping Zasavica ha confermato le piacevoli sensazioni che ci aveva regalato l’anno scorso:pace silenzio e tranquillità.Lo stile,mi ripeto dal report dello scorso anno, è quello dei “Leading Campings”: materiali da costruzione pregiati,personale accogliente ed educato,pulizia impeccabile,servizi igienici all’avanguardia (tutto comandato da fotocellule) spazi comuni attrezzati (una cucina comune vera,come quelle di casa) WIFI illimitato e gratuito in ogni piazzola,colonnine di carico acqua in ogni piazzola eccetera eccetera.Ed è stato proprio il Camping Zasavica a darmi l’ispirazione per il tema del campeggismo: questo campeggio immerso com’è in un bosco,a pochi passi da una riserva naturale,circondato dal verde e pieno del canto serale dei grilli mi ricorda gli albori del campeggismo o meglio,la nascita dei primi campeggi.Negli anni ’30 del secolo scorso alcuni pionieri tedeschi con attrezzature di fortuna davano inizio ad un embrionale movimento di campeggiatori,con le loro tende si accampavano in luoghi ameni per poter essere vicino alla natura.Con lo stesso scopo nascevano negli anni ’40 e ’50 i primi campeggi,in particolare in Italia nella prima metà degli anni ’50 nasceva in Friuli uno dei primi campeggi del nostro Bel Paese, si trattava di campeggi semplici, al limite dell’essenziale,al campeggiatore veniva offerta la possibilità di sostare in natura in una struttura protetta per godere della natura e sentirsi parte di essa.Ecco questo dei pionieri era il vero campeggismo, e questa sensazione primordiale io la ritrovo talvolta in alcuni campeggi da me visitati, il Camping Zasavica è uno di questi:nessuna animazione,nessun bungalow o casa mobile,nessuno stanziale.Silenzio,immersione totale nella natura,è sera adesso,i grilli sono la assordante colonna sonora di questa serata e sono certo che mi accompagneranno nel mio piacevole addormentarmi.Ecco questo è lo spirito degli antenati campeggiatori che io ho ritrovato.Lontano anni luce dai caotici ed affollati villaggi turistici di molte località turistiche sopratutto di mare,qui si ritrovano le radici del plein air oggi dimenticate e sommerse da discutibili pratiche ed abitudini lontane dalla natura,lontane dal silenzio,lontane da noi stessi.Il ragliare di un asino mi accompagna a letto,buona notte fratelli di caravan.
4 agosto. Oggi abbiamo visitato i monasteri ortodossi di Krusedol e Grgeteg entrambi molto belli,con antiche chiese affrescate secondo lo stile ortodosso.Nel monastero di Grgeteg abbiamo avuto la fortuna di assistere alla preghiera del mezzogiorno tenuta dalle monache,ci siamo raccolti in silenzio e pur non comprendendo una parola di quanto veniva letto e salmodiato siamo entrati in uno stato di serenità con quanto avveniva ed abbiamo avuto la riprova che ogni religione ha il medesimo scopo:tutto tende “all’unicità”,solo la mente dell’uomo divide.Io e Rosi visitando questi monasteri silenziosi e raccolti,quasi del tutto privi di turisti non abbiamo non potuto confrontarli con i monasteri ortodossi delle Meteore visitati l’anno scorso ed invasi da folle inconsapevoli e schiamazzanti,preoccupate solo di fare foto foto ed ancora foto, un tot al chilo,dove il caos e la quantità sovrastano ogni cosa.Dopo i monasteri ci siamo diretti verso Novi Sad,abbiamo pranzato presso un ottimo ristorantino con vista sul Danubio, ai piedi della fortezza di Petrovaradino.La visita alla parte vecchia di Novisad è stata molto bella, ci è piaciuto molto il centro storico pedonalizzato,i begli edifici,la piazza della Libertà con la statua dell’ Uomo di ferro e la chiesa cattolica in stile neogotico, i tanti caffè dove i novigradesi si siedono a bere e chiacchierare cercando di vincere il caldo opprimente.Quando il sole ci ha dato tregua siamo saliti alla fortezza di Petrvaradino,la più grande fortezza europea,costruita dai serbi nel medioevo e testimone di tante battaglie contro i turchi.Dall’alto della fortezza si gode un bellissimo panorama sulla città e sul Danubio.
5 agosto. La mattina di questa giornata è stata dedicata alla visita della riserva naturale Zasavica situata a poche centinaia di metri dal campeggio,abbiamo montato il kayak e pagaiato fin dove ci era possibile,purtroppo non abbiamo potuto spingerci troppo lontano:il livello dell’acqua era un po' basso e le tante alghe rendevano difficoltosa la navigazione, abbiamo però potuto osservare molti uccelli nel loro habitat naturale,il silenzio e la natura regnavano incontrastati.Siamo rientrati in campeggio per pranzare a base di frutta, il caldo è opprimente e non ci consiglia di cibarci di altro,con queste temperature il corpo abbisogna solo di vitamine e sali minerali.
Tra poco andremo a visitare la cittadina di Sremska Mitrovica al cui interno ci sono le rovine della antica capitale dell’Impero Romano d’Oriente: Sirmium della quale vi relazionerò appena possibile.Domani invece lasceremo questo meraviglioso ed incontaminato angolo di Serbia per dirigerci verso il caos del Guca Festival: il festival di fanfare gitane più famoso d’Europa.Per arrivarci faremo 250km di statale verso il sud della Serbia, entrando direttamente nel suo cuore più profondo.Temo che avremo un black out di alcuni giorni in quanto i “campeggi” del Guca Festival altro non sono che campi contadini allestiti per l’occasione a minicamp con i servizi ridotti al minimo e sicuramente senza WIFI.Ci leggiamo presto.Ore 23,04 del 5 agosto: aggiornamento dell’ultimo minuto.Ho parlato con Jovan,il gestore del Camping Zasavica,dice che al Guca Festival c’è un delirio di 300.000 persone,caos indescrivibile e follia,i campeggi sono presi d’assalto e vi è la possibilità di rimanere imbottigliati in campeggio fino alla fine del festival per impossibilitàà di uscire in quanto circondati da tende e camper.Abbiamo quindi deciso di virare a Mokra Gora in montagna, ad una 80ina di km da Guca, al festival ci andremo ma solo in auto.Vi terremo informati.
6 agosto. Fratelli di caravan vi scrivo dal camping Viljamovka a Kremna nel parco nazionale Tara nel cuore profondo della Serbia. Per farvi capire la situazione: sono con la felpa,coperta sulle gambe, seduto su una sedia davanti alla reception chiusa con una lampada frontale che mi illumina, accompagnato dal canto delle civette. Il viaggio. Il viaggio è stato molto bello, ci siamo buttati nelle solite strade che piacciono a noi, quelle che nelle mappe sono scritte in piccolo e che ti fanno pensare: sarà una strada asfaltata? Il rischio vale sempre il gioco: in pratica nei 200km che separavano Zasavica da Kremna non abbiamo incontrato un turista che fosse uno, solo traffico locale o raro turismo serbo. Alcuni tratti della statale 19 non erano in buone condizioni, si ballava un po' ma ne è valsa la pena,il fiume Drina sulla nostra destra separava la Serbia dalla Bosnia Erzegovina, ci siamo fermati lungo il fiume a mangiare della frutta, dalla riva opposta a poche centinaia di metri da noi risuonava il canto del muezzin, Bosnia, Serbia, terre di commistioni di razze e religioni,che emozioni forti. Caffè in un bar di un paese sconosciuto: due uomini seduti su sedie di legno parlano e ci salutano, la barista una anziana donna di non meno di 80anni vestita di nero con il tipico fouloard delle contadine serbe ci prepara un "domacj cafe" il caffè turco di queste parti che va lasciato decantare prima di berlo e lascia alla fine uno spesso fondo pastoso. Prima di andarcene abbraccia rosi e ci saluta. Lasciata la Drina la statale si inerpicata in montagna, i panorami cambiano i pini prendono il posto degli alberi di pianura. Traffico veicolare scomparso, qualche raro ristorante, tanta voglia di una sosta libera tra questi sconfinati boschi. Poi l arrivo al mini camp: due gli equipaggi uno dei quali siamo noi, servizi al limite dell essenziale un solo bagno una sola doccia un solo lavapiatti, nessun tipo di illuminazione notturna. Grande apertura sulla vallata, l anziano gestore ci accoglie con musica di sottofondo di fanfare gitane, approva quando gli diciamo che domani andremo al festival di guca. Ci mostra con orgoglio le immagini di Custurica il regista che pare essere un aficionado di questo campeggio. Qua c'è tanta roba da fare:camminate, un lago vicino da visitare in kayak, un trenino turistico che si inerpica con salite impossibili. Tanta roba fratelli ci vorrebbe più tempo. Iniziamo dalla cosa che più ci sta a cuore ma che più temiamo: il festival delle fanfare gitane di Guca: ad una ottantina di km da qui domani si parte: auto +sacco a pelo la roulotte la lasciamo qua al sicuro, non so dove come e se dormiremo non so se e quando torneremo. So solo che domani ci immergeremo nella follia di Guca. Da queste parti si dice:"se vai a Guca e non torni pazzo significa che non sei una persona normale". Un abbraccio fratelli di caravan se non avrete più nostre notizie sapete dove venire a cercarci.
7 agosto. Eccoci di ritorno sani e salvi dalla follia del festival delle fanfare di Guca. Difficile spiegare a parole l energia, la follia ed il divertimento che anima questa festa, vedrò di provarci. Il paese di Guca durante il festival diventa una kermesse impazzita dove decine e decine di bande musicali gitane e non gitane suonano ininterrottamente le loro fanfare per le strade e nei bar e ristoranti. Il gioco è' il seguente: entrano in un locale e circondano un tavolo di avventori solitamente serbi, se i clienti del tavolo li accettano(e solitamente accade proprio questo) l' orchestra inizia a suonare, gli avventori continuano a bere e quando il tasso alcolico si alza...dai portafogli dei clienti iniziano a sbucare banconote che vengono infilate nelle trombe, più i clienti bevono più allungano banconote e più' pazzamente i suonatori soffiano nelle fanfare in una orgia di suoni,canzoni,battiti di mani ed emozioni senza fine. Questo accade in ogni locale, talvolta due bande in ogni locale e se pensate che di bar e ristoranti ve ne sono uno attaccato all altro senza interruzione vi potete rendere conto di cosa si viene a formare.I suonatori sono nella stragrande maggioranza dei casi dei virtuosi degli strumenti a fiato, il livello tecnico è' elevatissimo ed al di là' del aspetto folkloristico per un appassionato di musica e di strumenti a fiato qui siamo a livelli mostruosi. Ma le bande che suonano nelle vie sono solo un aspetto del festival: vi sono due palchi ufficiali dove gruppi accreditati tengono i loro concerti e poi c'è lo stadio dove di notte si esibiscono le bande più famose dei Balcani. Con il passare delle ore il tasso alcolico cresce a dismisura e si assiste a scene divertenti e di pura follia: la statua del trombettista alta diversi metri in centro al paese viene presa d assalto dalla folla che vi si arrampica in un parossismo irrefrenabile. Abbiamo visto un tizio che lanciava denaro in aria per far suonare più forte la banda che lo seguiva, personaggi vestiti con bandiere serbe, cori, petardi. Insomma una follia. In tutto questo devo dire che non ho mai assistito a scene di violenza o tensioni. Mai. tutto è' vissuto con allegria e spensieratezza. Capillari i controlli, polizia onnipresente, security sempre all erta sopratutto allo stadio dove la perquisizione è' molto accurata anche nei confronti delle donne. Ci sono alcuni piccoli campeggi ma noi siamo stati ben contenti di non aver portato la caravan: troppo il caos, piccoli i campeggi, impossibile dormire la notte, così a notte fonda siamo rientrati a kremna dove ci attendeva un agognato silenzio.
8 agosto. A causa dei postumi di Guca oggi ci siamo alzati davvero tardi,era i possibile organizzare qualcosa di serio quindi ci siamo dedicati,senza troppa convinzione, al giro classico che di solito si fa qui a Kremna: visita al set cinematografico di Kusturica da cui ha tratto il suo famoso film "La vita è un miracolo" ed a seguire il trenino di Mokra Gora.Devo dire che delle due la migliore è la seconda,il paese di Mecavnik non vale la visita,ormai trasformato in Hotel,le varie case di legno vengono affittate come bungalow, tanto turismo,discreta confusione,siamo scappati subito.Più interessante invece il trenino a scartamento ridotto di Mokra Gora, nel 18° secolo mezzo di comunicazione fondamentale tra i paesi di questa regione,il trenino a scartamento ridotto si sostituiva alle inesistenti strade.Vengono utilizzate vetture d'epoca in legno,la vista che offre questo viaggio di 2 ore è di panorami molto belli.
9 agosto. Oggi abbiamo fatto una piacevole escursione al vicino lago di Zaovine nel parco nazionale Tara.
Si tratta di un lago artificiale immerso nelle foreste di pini,poca gente,poco costruito,ne abbiamo visitato una gran parte con l'ausilio del nostro kayak.Il parco Nazionale meriterebbe una visita approfondita, pieno di sentieri immersi in sconfinate foreste,purtroppo non c'è tempo,domani ultimo giorno in questa zona, sarà una giornata di relax dedicata alla visita del lago di Perucac,in pratica si tratta del fiume Drina che si allarga fino a formare un lago,appunto.
10 agosto. Ieri contrariamente ai progetti abbiamo lasciato Viliamovka ed abbiamo diretto il treno caravanistico verso la Bosnia. al confine serbo bosniaco la prima gaffe: supero senza problemi un primo controllo di passaporti ma di fronte a me una sbarra ruggine ed apparentemente in dususo mi blocca la strada. In realtà la sbarra non è del tutto abbassata, una vettura passerebbe sotto di lei agevolmente ma la caravan non passerebbe. Mi dico che sicuramente è stata dimenticata a metà da qualche pigro doganiere bosniaco, scendo dalla macchina sollevo a mano la cigolante barriera e mi accingo a rientrare in auto. Non l avessi mai fatto, ecco arrivare di corsa una donna che pistola in pugno mi urla qualcosa in lingua locale. Non mi faccio prendere dal panico, le allungò un mega sorriso, alzo le mani e le dico: hai hai hai...problema! Lei capisce la situazione mi risponde da da! Problema! Mi sorride e mi lascia passare. Siamo in Bosniafratelli di caravan!Appena entrati in territorio bosniaco arriva la seconda gaffe: mi fermo a fare rifornimento di gpl, pago alla cassa, il benzinaio dice viva Italia ed io gli rispondo: viva Bosnia! Problema. Il tizio si acciglia, fine dell' idillio. Mi risponde che questa non è Bosnia ma Republika Srpska . Maledizione a me, mi ero dimenticato che la Bosnia Erzegovina è' divisa amministrativamente in due entità:la Republika Srpska appunto, abitata da serbi e la Erzegovina abitata da bosniaci musulmani. Faccio buon viso a cattivo gioco gli chiedo di spiegarmi la faccenda spiegandogli che non sono al corrente della questione, lui si rilassa mediatamente mi spiega un pippone sul suo essere nazionalista serbo, alla fine ci lasciamo con strette di mano e sorrisi non prima di essersi informato sulla mia squadra calcistica di appartenenza. Visto il trascorso Non mi pareva il caso di dirgli che odio il calcio. Siamo in Bosnia fratelli di caravan!La prima tappa in Bosnia è Visegrad,cittadina vicino al confine,famosa per il suo ponte.Il Ponte sulla Drina,celabrato dall'omonimo romanzo di Ivo Andric,premio Nobel per la letteratura è patrimonio dell'UNESCO,impossibile non fermarsi e visitarlo.Sganciamo la caravan presso un benzinaio fuori città ed entriamo in centro con la sola macchina,ci facciamo una passeggiata sul magnifico ponte e ci gustiamo un caffè turco in un bar con vista sul Ponte.Scusatemi ma per descrivere la magnificenza del ponte di Visegrad invece che utilizzare le mie incerte e balbettanti parole userò quelle della grande scrittore iugoslavo Ivo Andric:Il ponte è lungo circa duecentocinquanta passi e largo una decina,tranne al centro,dove è ampliato mediante due terrazzi perfettamente identici,uno su ciascun lato della carreggiata, che gli fanno raggiungere una larghezza doppia.E’ questa la parte che si chiama “porta”, e qui, sul pilastro centrale,che in alto si allarga,su entrambi i lati si trovano delle sporgenze,si che,a sinistra e a destra della carreggiata,poggiano sulla base due terrazzi,i quali,con linea ardita ed armonica,si protendono nello spazio oltre la struttura principale del ponte,al di sopra dell’acqua rumorosa e verde che scorre in basso. Sono lunghi quasi cinque passi e alti altrettanto,recinti da un parapetto di pietra,così come lo è il ponte in tutta la sua lunghezza,ma altrimenti aperti e non riparati.Il terrazzo di destra,venendo dalla città,si
chiama “sofà”. Vi si accede salendo due gradini,ed è orlato di sedili cui il parapetto funge da spalliera,e sia i gradini che i sedili che il parapetto sono tutti della medesima pietra chiara.Il terrazzo di sinistra,dinanzi al sofà,è identico ma è vuoto,senza sedili.Al centro del suo parapetto il muro si eleva al disopra dell’altezza di un uomo:in esso,nella sua parte superiore è situata una targa di marmo bianco sulla quale è incisa una ricca iscrizione turca,un tari,con un cronografo che,in tredici versi,indica il nome del costruttore del ponte e l’anno della costruzione.In basso,sul muro,sgorga una fontanella:un sottile zampillo d’acqua che sgorga dalla gola di un drago di pietra. Su questo terrazzo ha aperto bottega un caffettiere con le sue cucine,le tazze,ed il braciere sempre acceso,e,per mezzo di un ragazzo,serve il caffè agli avventori del sofà,sull’altro lato della strada.Questa è la “porta”.Sul ponte e sulla “porta”,attorno ad esso o in relazione ad esso,scorre e si evolve,come vedremo, la vita degli abitanti della cittadina....Questo grande ponte di pietra,preziosa costruzione di singolare bellezza,quale non posseggono neppure cittadine assai più ricche e frequentate (“come questo in tutto l’impero ce ne sono soltanto altri due” si diceva nei tempi antichi), è infatti l’unico mezzo di comunicazione stabile e sicuro in tutto il medio e alto corso della Drina e costituisce un anello indispensabile sulla strada che congiunge la Bosnia con la Serbia e,oltre la Serbia,più in là,con le rimanenti contrade dell’impero Turco,fiono a Istanbul....Così sorse il ponte con la “porta” e così si sviluppò attorno ad essa la cittadina.Poi per oltre trecento anni,il suo posto nello sviluppo della città e il suo rilievo nella vita degli abitanti furono quali sopra li abbiamo brevemente descritti.E il senso e il significato della sua esistenza sembrano consistere nella sua stabilità.La sua splendida linea nella struttura della città non mutò,così coem non mutarono i contorni delle montagne circostanti contro il cielo. Nella successione delle trasformazioni e nel celere fiorire delle generazioni umane,esso restò immutabile come l’acqua che gli scorre sotto.Invecchiò naturalmente anch’esso,ma secondo una scala cronologica assai più ampia non solo ella vita umana,ma anche della durata di intere serie di generazioni,tanto ampia che,a occhio nudo,non si poti notare quell’invecchiamento.La sua vita,benchè mortale di per sè stessa,rassomigliò all’eternità,perchè la sua fine rimase oltre la portata della vista.Ivo Anndric, “Il ponte sulla Drina”
11 agosto. La nazionale che collega Visegrad a Sarajevo è una delle più belle che ci sia capitato di vedere: quasi priva di traffico, asfalto in ottime condizioni si snoda sinuosa lungo la Drina che la costeggia. I panorami sono molto belli, circondati da foreste, la Drina con il suo colore smeraldo. Arriviamo nel tardo pomeriggio a Sarajevo, troviamo con qualche difficoltà il camping Oaza, l unico della città e molto mal segnalato, non prima di esserci infilati in un cui de sac grazie alla errata segnaletica del campeggio che ci porta in una strada stretta e senza uscita. Impossibile sganciare e girare la caravan manca lo spazio, ne esco fuori con una retro di 200mt con il supporto di Rosi che fa spostare e devia le auto che sopraggiungono dietro di noi. Il campeggio conferma la cattiva reputazione che hanno i campeggi di città: male organizzati gli spazi, colonnine elettriche messe a caso, blocchi servizi distanti dalle piazzole ma vicini ai bungalow che peraltro sono dotati di servizi al loro interno e non ne necessitano, piazzole non delimitate, zona lavapiatti ridicola,
vuotatoio chimico assente,si vuota nel tombino dei camper, anarchia di piazzamento automezzi. Di positivo c'è l ombra,unica nota buona per uno scadente campeggio. Sarajevo si raggiunge facilmente con il tram n.3 in mezz ora, biglietto a prezzo bassissimo, decidiamo di lasciare la macchina in campeggio e di spostarci con i mezzi. La città è' molto bella e ci colpisce molto, giovane,poliglotta, piena di attività e festival, gli abitanti hanno voluto è saputo scrollarsi di dosso il terribile passato. Sembra che la città intera invece che piangere sul suo passato guardi in avanti, verso il futuro. A Sarajevo convivono razze e culture diverse: musulmani, cristiani, ortodossi. Compagnie di giovani formate da ragazze velate e loro amiche in minigonna, qui siamo lontani anni luce dai fondamentalismi. Il centro città, ottomano e austro ungarico convivono e rendono unica la città. La vecchia parte ottomana è' molto bella ricca di antiche moschee e di tipici ristoranti negozi e bar dove si può gustare del ottimo caffè turco.
12-13 agosto. Eccoci nella cittadina di Jaice,presso il camping Plivsko Jezero,a poca distanza dall’omonimo lago.Il campeggio seppur molto tranquillo,spazioso ed ombreggiato ha i servizi fatiscenti, diciamo che più che bagni si tratta di cessi:porte rotte,docce che perdono,orinatoi non funzionanti,lavapiatti inadeguati.Per quello che stiamo vedendo lo standard dei campeggi bosniaci è piuttosto scadente,sicuarmente peggiore di quelli serbi.Questa meta però ci sta regalando alcune chicche:le famose cascate,i micromulini ad acqua dove si macinavano i cereali, un bel museo sulla nascita della Jugoslavia (si tratta di un salto nel passato).E poi c’è il bel lago:acqua pulita e del solito colore verde,non abbiamo resistito ed abbiamo montato il kayak,è stato un piacere sostare nelle tipiche piattaforme lungo il lago costruite dai locali per gpescare,bagnarsi o prendere il sole,se ne trova sempre qualcuna vuota.Singolare: la zona è meta turistica di musulmani ortodossi, si possono vedere donne con velo integrale nero fare gite in battello accompagnate ovviamente da tutta la famiglia.Domani si leva il campo e si riparte,il programma iniziale prevedeva di andare verso Bihac dove c’è un parco nazionale ma oggi guardando la mappa abbiamo scoperto un paio di laghi ad una ottantina di km da qui in direzione sud quindi abbiamo cambiato progetto, domani saremo nei pressi di Konjic,abbiamo un paio di campeggi da vedere,in uno dei due ci fermeremo.Ci aggiorniamo fratelli di caravan.
14 agosto. Fratelli di caravan eccoci alla nuova destinazione, siamo al camping Eco Selo sul lago Boracko, Konjic, Bosnia Erzegovina. La Bosnia si conferma terra di acque e di laghi, anche questo lago con acque color turchese,il campeggio spartano come piace a noi, al limite dell essenziale, piazzola direttamente sul lago, molto bello il ristorante e bar interamente costruiti in tronchi di legno, prezzo 15 euro, poca gente se penso che siamo a ferragosto ed all inferno che regna nei campeggi di mare mi sento fortunato. Il lago Boracko merita veramente: si tratta di lago di origine glaciale alimentato da sorgenti di montagna ogni 54 giorni vede la sua acqua completamente rinnovata. Acqua pulita aria buona in quanto circondati da monti e foreste. La strada per arrivarci si è dimostrata tosta: asfalto buono ma da Kongic al campeggio sono 18km di strada stretta di montagna con pendenze del 12%. Inutile dire che i panorami sono molto belli. Credo che trascorreremo qua il ponte di ferragosto, il circo Barnum dei campeggi del mare può andare avanti tranquillamente senza di noi.
Vigilia di ferragosto,ho lavato i piatti in un tronco scavato.In campeggio non esiste l’acqua calda, qua si torna ancora una volta alle radici, alle origini del campeggismo.Per lavare i piatti c’è da camminare, i servizi sono posizionati in fondo al bosco,passo davanti al bar-ristorante-reception, quello costruito con i tronchi, la cuoca è al lavoro, piatti locali probabilmente carne e verdure cotte in pentole di terracotta affondate nelle braci ardenti,nei Balcani si cucina anche così.Torno verso la mia caravan,un gruppo di amici canta al suono di una chitarra,facevamo così anche noi negli anni ’70 forse qualcuno lo ricorderà.Tutti hanno acceso il fuoco:qui mettono a disposizione la legna,ognuno liberamente accende il falò per terra.Sono secoli che questa pratica non si fa più “da noi”.“Da noi” ormai è vietato perfino accendere le griglie.I fuochi vanno,dicevo,la chitarra accompagna una canzone in lingua bosniaca,io sono felice,di fronte a me il lago,lontano, tanto lontano, nelle spiagge dell’Adriatico, i fuochi d’artificio sparano i loro botti.
16 agosto. Ci sveglia una pioggerella che ticchettando sul tetto della roulotte ci riempie di calma e serenità.Il lago Boracko sotto la pioggia è ugualmente affascinante,nuvole basse,fresco,rendono tutto molto suggestivo,stile montagna anche se ci troviamo a soli 700 mt slm.Abbiamo deciso di pranzare al ristorante del campeggio,anche oggi il fuoco di legna è acceso nellasua cucina a vista,la cuoca si sta già dando da fare attorno alle casseruole di coccio,ricoprendole di braci,al suo interno indoviniamo succulente carni e verdure,siamo vegani ma oggi faremo uno strappo alla regola, ristorante così non si incontra tutti i giorni.Nel pomeriggio ripartiremo e lasceremo la Bosnia,abbiamo deciso di dirigerci in Croazia, per trascorrere alcuni giorni al mare con un paio di equipaggi amici che sono già là.
17-24 agosto. Eccomi qua fratelli di caravan, ora un breve resoconto di questi ultimi giorni. Ci siamo fermati tre giorni in Croazia, a Ston, camping Prapratno, ci siamo incontrati con due equipaggi amici: lele75 e Luigi-jessica. La Croazia l ho trovata un po' cambiata rispetto s qualche anno fa, più costosa e meno frequentata. Sulla prima affermazione sono assolutamente certo, la seconda pure ma limitata alla realtà di Ston, ci sarebbe da capire come era la situazione nel resto della Croazia. Mi hanno però riferito che il Montenegro è' esploso di turismo, che abbia "drenato" parte del flusso tedesco solitamente diretto in Croazia? Dopo Ston siamo ripartiti e ci siamo fermati un paio di giorni nei pressi di Monfalcone nel camping Albatros personalmente strutture come queste stanno agli antipodi della mia concezione di campeggio trattandosi di mega strutture con piscine, sale giochi per bambini, animazione. Vi chiederete del perché di un siffatto cambiamento di stile di vacanza per noi che venivamo dalle profondità dei Balcani, la risposta è semplice: il maltempo. Le piogge sono iniziate già l ultimo giorno di permanenza in Bosnia, sul lago Buracko e ci hanno fatto cambiare itinerario. L idea era di trascorrere a Ston tre giorni e ritornare in Bosnia ma a Ston il meteo ha continuato ad essere instabile con temporali tanto da farci desistere dal ritornare tra i monti: sarebbe stato disastroso. Adesso ci troviamo in Friuli vicino a Tolmezzo in un campeggio sul lago di Cavazzo, pace tranquillità e prezzi estremamente bassi per essere in Italia, per ora stiamo bene, domani o al più tardi dopodomani è' attesa l ennesima perturbazione che potrebbe terminare anticipatamente questo bel viaggio tra Balcani e Italia.
Km percorsi totali 3720 ore di guida 69!