Kozan e Rosi Islanda in roulotte.
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La voglia di questo viaggio ci è venuta dopo aver letto i resoconti dei “nostri” Giancarlo Molteni e Cotone che ci hanno incuriosito non poco con i loro resoconti . Confrontandoci con loro ci siamo resi conto che questa era un’avventura “possibile” e sicuramente alla nostra portata quindi abbiamo deciso di concretizzare l’idea. Era febbraio quando decidemmo di prenotare i biglietti per il traghetto, tanto anticipo è necessario in quanto vi è una sola compagnia di navigazione che fa servizio traghetto nel Mare del Nord, è la Smiril Line con la mitica nave Norrona. Essa parte una volta alla settimana dal porto di Hanstolm in Danimarca o da quello di Bergen in Norvegia. L’opzione Hanstolm-Danimarca ci sembrò la più interessante delle due e ci sentiamo di consigliarla per due motivi:il primo è che si risparmiano quasi 1000 km di strada ed il secondo, più importante, è che solo con questa opzione è possibile fare una tappa intermedia di due giorni alle isole Faroer,sperduto arcipelago situato a circa metà strada tra la Danimarca e l’Islanda. Prenotati i biglietti iniziammo,mappa alla mano,ad organizzare il viaggio. Fonti di notizie: oltre ai già citati Giancarlo e Cotone , imprescindibile è stata la Lonely Planet, utili anche le notizie prese qua e là nel Web. Preparazione del treno: Come forse saprete il nostro treno è quasi “Antenato” per cui facemmo fare alla vettura un tagliando completo ed approfondito dal nostro meccanico di fiducia (la trattrice è una Nissan Terrano anno 1989, cilindrata 2400cc convertita a gpl.) Decisi di dotare la vettura di parafanali in plexiglass autocostruiti per evitare che un sasso accidentalmente sollevato da una vettura in sorpasso su una sterrata ci sfondasse il vetro,decisione che si rivelò provvidenziale quando al ritorno ci accorgemmo di come erano ridotti alcuni altri veicoli. Per quanto riguarda la roulotte avevamo già deciso di camperizzarla a prescindere da questo viaggio, la descrizione dettagliata della camperizzazione è già presente nell’apposita sezione in questo forum. Devo dire che il poter disporre di serbatoi maggiorati, di un serbatoio di raccolta fisso e di autonomia elettrica si è rivelato molto utile in molteplici occasioni:una vacanza così spiccatamente itinerante con spostamenti giornalieri richiede a mio avviso una caravan con dotazioni adeguate. Noi tra l’altro avremmo trascorso diverse notti in sosta libera e sarebbe stato molto difficoltoso poterlo fare senza queste modifiche. Non dimentichiamo inoltre che in Isanda vi sono elevate possibilità di incontrare la pioggia:in tali condizioni anche sostando in campeggio penso risulti più comodo utilizzare iservizi della propria roulotte piuttosto che uscire per utilizzare quelli del campeggio. Per l’organizzazione del viaggio optammo per il classico giro ad anello in senso antiorario lungo la Ring Road,l’unica strada asfaltata dell’isola. Scrivemmo un programma di massima contenente tappe, annotazioni,luoghi e riferimenti vari, ma decidemmo subito che lo avremmo adattato e modificato alle nostre esigenze in base alle variabili che avremmo incontrato di volta in volta:clima,umore,nuove indicazioni. Per quanto riguarda il percorso di avvicinamento ad Hanstolm decidemmo per il più rapido possibile:un’unica interminabile autostrada attraverso la Svizzera,Germania e Danimarca. Clima:temperature in agosto che variano dai 7 gradi di minima ai 16 di massima, statisticamente piove spesso ma noi abbiamo incontrato non più di un paio di giorni di pioggia,molte nuvole in viaggio alternate a sole e vento. Abbigliamento consigliato:a “cipolla” , meglio indumenti antipioggia tecnici e di buona qualità. Non dimenticate guanti,berretto di lana e pantavento. Scarponi da trekking :imprescindibili da alternare con i classici sandali in gomma in caso di bel tempo. Scorte di cibo:l’importazione è contingentata,massimo 3 kg di cibo a testa,1 bottiglia di vino, 1 di superalcolico. Divieto totale di importazione di carni,insaccati,formaggi e uova. Ad onor del vero non tutti rispettano le suddette prescrizioni ma al momento dello sbarco la polizia di frontiera perquisisce a campione, se si viene fermati si viene introdotti in un hangar per una perquisizione accurata:oltre al sequestro delle eccedenze si incorre in una sanzione pecuniaria... Costo della vita: una vacanza in Islanda è certamente una vacanza costosa soprattutto a causa delle spese di trasporto:il biglietto della nave e la benzina sono state in assoluto le maggiori voci di spesa per noi, infatti i campeggi costano attorno ai 6 euro a persona(si paga per persona e non per piazzola o per tipologia di mezzo utilizzato) e nei supermercati è possibile fare la spesa spendendo poco di più che in Italia ad eccezione che per la frutta e la verdura,generalmente più care di un buon 20/30 per cento. Prenotazione della nave: se potete permettervelo consigliamo caldamente le cabine piuttosto che le cuccette:il Mare del Nord non scherza e quando arriva il mal di mare la privacy e la comodità di una cabina sono importanti. Moneta:vista la molteplicità di valute necessarie (corona danese e corona islandese) tra l’altro non reperibili nel nostro Paese, sconsigliamo di cambiare troppi soldi una volta giunti al confine ma di utilizzare molto la carta di credito:è universalmente accettata,persino sulla Norrona anche per spese di poco conto. Chi può fare una vacanza in Islanda:chiunque, sebbene avvolto in un’aurea di mito forse più di Capo Nord, un viaggio in Islanda non presenta particolari problematiche. Assistenza sanitaria e meccanici sono presenti quasi ovunque. La Ring Road è quasi interamente asfaltata, la criminalità è pressochè assente e la copertura GSM è capillare. Le difficoltà che noi abbiamo incontrato, se di difficoltà si può parlare sono state le seguenti:il viaggio in nave è un pò turbolento e superata la tappa delle Faroer sia io che Rosi abbiamo dovuto rimanere parecchie ore a letto completamente KO.
Una seconda difficoltà è legata alle condizioni atmosferiche: sebbene noi siamo stati decisamente forunati incontrando non più di un paio di giorni di pioggia nelle due settimane di permanenza, l’slanda ha fama di luogo piovoso, quindi bisogna essere preparati psicologicamente perchè visitare una meraviglia della natura come una cascata od un gayser e trovarla completamente avvolta nella nebbia può risultare frustrante. Altri problemi direi che non ce ne sono, tutti ma proprio tutti parlano correttamente l’inglese e la popolazione è gentile e cordiale.
Diario di viaggio: Partiamo da milano attorno alle 23 di un mercoledi di inizio agosto con poco tempo a disposizione:la Norrona ci attende sabato ad Hanstolm, DK. Passiamo il confine Svizzero senza problemi (alla faccia di quei camperisti che dicono che in Svizzera pesano senza pietà) e pernottiamo in un’area di sosta. Il mattino dopo si riparte e sotto una pioggia battente attraversiamo tutta la CH. Entriamo in Germania ed il lungo nastro di asfalto si svolge interminabile sotto il nostro treno,effettuiamo soste solo per il rifonimento e pasti,la sosta per la notte ci troverà in una gigantesca area di sosta per camion a pagamento appena fuori dall’autostrada, è custodita e l’incaricato ci dice che possiamo scontare l’importo del pernottamento(5 euro) nell’annesso ristorante convenzionato:gli rispondo che il mio ristorante me lo porto agganciato dietro alla macchina...ride. Il mattino dopo si riparte, altro interminabile giorno di viaggio verso la Danimarca, la nostra media è un pò inferiore del previsto in quanto le soste per il rifornimento di gpl richiedono un tempo maggiore ed anche perchè ce la prendiamo un pò comoda...siamo in vacanza! Venerdi notte ennesimo sosta in area di servizio tedesca al confine con la DK, l’indomani mattina ultimo (sigh...) pieno di gpl dopodichè ci toccherà viaggiare a benzina:in Danimarca ed Islanda non esistono distributori di gpl. Attraversiamo in poche ore la Dk e poichè abbiamo un certo anticipo rispetto all’orario di imbarco, decidiamo di fermarci nella riserva naturale che il nostro mitico fratello Luigi61 ci aveva consigliato:è un un bellissimo pomeriggio di sole e sostiamo in questa “zona umida” con moderni schermi collegati a telecamere comandate da un mouse con i quali è possibile effettuare un comodo bird watching, io e Rosi ci sorprendiamo a pensare a cosa accadrebbe se una “chicca” come questa fosse in Italia... Ma è ora di percorrere gli ultimi 50km che ci separano da Hanstolm, sta arrivando il momento di imbarcarci! Ad hanstolm è tutto un andirivieni di fuoristrada (quasi tutti francesi e tedeschi),camper(italiani),e ben...2 roulotte:la nostra e quella di un simpaticissimo svizzero, incontriamo pure due ragazzi di Modena in Vespa e tanti ciclisti. L’eccitazione è al massimo. Finalmente imbarcati prendiamo posto in cabina, la Norrona si rivela all’altezza delle aspettative:moderna,con tutte le dotazioni di una nave da crociera. La prima notte di navigazione procede senza intoppi fino alla sosta intermedia alle Faroer. Allo sbarco ci dà il benvenuto una fitta pioggerellina, senza perdere tempo ci dirigiamo al campeggio di Tornshavn,la capitale. L’essenzialità di questo campeggio rifletterà gli standard di quelli islandesi: servizi essenziali ma con acqua calda, reception aperta poche ore al giorno.
Il silenzio ci avvolge:solo il vento ed il canto di migliaia di uccelli acquatici lo rompono. I due giorni che abbiamo a disposizione per visitare le Faroer sono sufficienti a darcene una visione generale ed a comprendere la gente del luogo; silenzi,paesaggi,nuvole pioggia e sole che si alternano costantemente,corsi d’acqua che scendono dalle montagne, pecore, tantissime pecore e tanta tanta pace. I faroesi vivono di pesca e di allevamento. Una cosa che ci colpisce è la quantità di bambini:ogni famiglia ha almeno tre figli... Torshavn è una cittadina davvero bellina ed ospitale:con le case in legno rivestito di lamiera ognuna dal colore diverso,passeggiare per le sue vie è molto rilassante. Ci colpiscono in particolare i tetti delle case:dai colori diversi e sgargianti. Al campeggio i due amici vespisti smontano e riparano rispettivamente il cambio e la frizione dei loro scooter, il tutto all’aperto e sotto un telo per riparasi dalla pioggierellina che di tanto in tanto cade. Ma giunge il momento di imbarcarci nuovamente e questa volta sarà Islanda! Forti dell’esperienza della prima tappa durante la quale non avevamo sofferto il mal di mare, una volta imbarcati facciamo i gradassi e ci beviamo una pinta di birra a testa...non lo avessimo mai fatto! la tappa dalle Faroer all’Islanda è la più lunga e con mare più agitato. Una notte infernale mi attende, il giorno successivo lo passerò come uno zombie sdraiato a letto. Ma tutto finisce e finalmente arriaviamo in vista di Sedysfiordur. Il cielo è plumbeo e le nuvole basse coprono interamente il fiordo, penso:”...ecco l’Islanda come la descrivono tutti,cielo coperto e pioggerellina...” poche ore dopo questa visione avrò di che ricredermi: di pioggerellina in questa vacanza ne avremo davvero poca e la nostra permanenza nell’isola sarà prevalentemente accompagnata dal sole. Le operazioni di sbarco procedono regolarmente,uscendo dalla nave nessuno ci controlla ma vediamo chiaramente i 3 hangar con i veicoli prescelti in attesa della perquisizione... Una lunga coda di mezzi in uscita da Sedysfiordur si snoda verso Egillstadir, anche noi procediamo in quella direzione per fare la spesa e cambio moneta, fatto ciò ci muoviamo verso la prima vera tappa islandese: il lago Myvathn.
Lungo la Rig Road ecco le prime sorprese che ci lasciano a bocca aperta: innanzitutto gli immensi panorami: a perdita d’occhio catene montuose dai colori sempre diversi, vallate con fiumi ricchi di acque spumeggianti e pulite, qualche fattoria qua e là ed una scarsissima antropizzazione;rivoli d’acqua scendono molteplici dai monti verso le valli ve ne sono molteplici e di ogni portata. La seconda sorpresa è che gli islandesi prediligono le roulottes, e che roulottes! lunghe non meno di 6 metri e larghe 2,5 tutte marche di qualità:Hobby,LMC,Adria ve ne sono davvero tante e ci sorpassano sfrecciando con le loro le trattrici: bestioni americani a trazione integrale che da noi non sono nemmeno importati, con cilindrate di 6000cc . Chi di loro ha particolarmente fretta invece che la roulotte traina il carrello tenda,ne vedremo tanti sfrecciare sulle strade sterrate a velocità impensabili per qualsiasi altro veicolo ricreazionale, esclusi i pick up con cellula. In questa terra dove vige la legge del gigantismo nei mezzi di trasporto i pick up ed i fuoristrada non hanno nulla a che vedere con quelli che siamo soliti incontarre sulle nostre strade:cilindrate mostruose,assetti rialzati fino all’estremo e gommacce larghissime: sono i cosiddetti Big Foot, imbattibili sugli innumerevoli sterrati dell’Islanda. La nostra Nissan Terrano al confronto sembra una utilitaria. Incredibile. Passato lo stupore giungiamo a Mivathn e prendiamo posto in campeggio.In questa zona ci fermeremo due giorni e mezzo tante sono le meraviglie da visitare: i dintorni del lago, con le stupende formazioni laviche di Kalfastrond od i crateri di Skutustadir. Bellissima sarà anche l’escursione ad Husavik per la caccia fotografica alle balene, oppure le cascate di Dettifoss e Selfoss. Su queste due cascate voglio aprire una parentesi: hanno una tale impressionante portata d’acqua da lasciare il visitatore ammutolito davanti ad esse,avremo inoltre la fortuna di visitarle con un sole stupendo, questo insieme alla grande quantità di acqua da loro nebulizzata permette la formazione di bellissimi arcobaleni multicolori, rimaniamo diverso tempo in contemplazione lasciando che l’Elemento Acqua si manifesti in tutta la sua potenza. Lasciando le cascate durante il rientro al campeggio ci imbattiamo in un altro mezzo speciale: un autobus di linea per servizio sulle strade sterrate:Mercedes rialzato,trazione integrale completo di cucina. Sempre nei dintorni di Mivatn ci concediamo il primo bagno in una piscina geotermica all’aperto con acqua a 38 gradi con sauna, sole al tramonto ed altre simili stressanti amenità completano il bagno. Visitiamo anche la zona geotermica del Krafla e del Namafjall, nel primo sito sorge una centrale geotermica: praticamente il vapore acqueo proveniente dal sottosuolo viene incanalato in condotte e portato all’interno della centrale dove provvede ad azinare le turbine della centrale,la zona del Namafjall invece è ricca di crateri con fanghi ribollenti a 100 gradi, fori nel suolo da cui scaturiscono nuvole enormi di zolfo, il terreno è a colori psichedelici per effetto dei minerali presenti. Torniamo in campeggio che non ci siamo ancora del tutto ripresi da tutto ciò e che cosa vediamo? niente di speciale,solamente una roulotte da 10 metri biasse a carreggiata variabile trainata dal solito pachiderma le cui ruote arrivano tranquillamente ai finestrini della nostra jeep:questi signori sono itineranti,il mattino dopo riagganciano e ripartono... Ma anche per noi dopo 2 giorni e mezzo di...stanzialismo è ora di ripartire,destinazione Akureyry, prima di arrivarci pernotteremo con campeggio libero a pochi metri dalle stupende cascate di Godafoss e dopo una cena (la prima) in un ristorante. Approfitto per parlare dei ristoranti:tutto sommato, ma questo è solo un mio parere personale e credo non condiviso da Rosi,non vale la pena di cenare nei ristoranti islandesi; la loro cucina non ha nulla di particolare se si escludono delle ottime zuppe calde. I secondi piatti sono a base di pesce cucinato al forno con sopra del formaggio fuso(?!?!) o a base di carne. I vini sono inavvicinabili,il costo di una bottiglia al ristorante parte da 35 euro. Arriviamo dunque ad Akureyri, la seconda città dell’Islanda in ordine di grandezza : è domenica mattina, gli abitanti sono ancora immersi in un sonno profondo probabilmente stanno smaltendo i postumi del “runtur”. Il runtur è il cosidddetto girovagare da un bar all’altro che i giovani islandesi praticano al venerdi ed al sabato sera, pare che le sbornie di cui si rendono protagonisti siano inenarrabili. Ad ogni modo per darvi un’idea della differenza genetica ra “noi” e “loro” immaginatevi questa scenetta, ovviamente realmente accaduta:pioviggina, temperatura attorno ai 10 gradi,io e Rosi infreddoliti ed imbacuccati nei pantavento e giacca antipioggia stiamo passeggiando in una via quando da una casa esce una ragazzina in maglietta, bermuda ed a piedi scalzi percorre un tratto di strada, apre la sua auto(ovviamente non chiusa a chiave) preleva un computer portatile e tranquillamente si dirige verso casa... Dopo un caffè accompagnato da un dolce squisito come solo al nord Europa sanno fare in un bar dall’aria molto bohemienne chiamato Cafè de Paris decidiamo di ripartire, destinazione Olafsfjordur, paese di pescatori situato nella penisola di Trollaskaji. Il viaggio si rivelerà una faticaccia, con tanto sterrato percorso a 30 all’ora per non rischiare di rompere l’assale della nostra antenata e purtroppo con maltempo:nebbia costante. La ciliegina sulla torta di questo sfortunato trasferimento sarà la galleria non illuminata lunga 4 chilometri ad una sola corsia con diritto di predenza ai veicoli provenienti in senso opposto:ogni qualvolta scorgevamo in lontananza dei fanali dovevamo accostare in una delle apposite rientranze a lato della carreggiata...ancora una volta ringrazio il Cielo di avermi fatto comprare una roulotte non più larga 2 metri e lunga solo 3,50... Con un umore nero finalmente arriviamo a Blondous, iniziamo a comprendere che l’slanda è una terra che non conosce i mezzi termini: regala molto ma chiede altrettanto. A Blondous sosta nell’ottimo campeggio con docce calde, bagni riscaldati ed acqua calda a tutti i rubinetti. Il mattino dopo piove ancora e la cosa ci preoccupa visto che la tappa odierna sarà la penisola dello Snaffaellnes, una delle zone più piovose dell’Islanda! Decidiamo di rischiare, nello Snaffaellnes si trova lo Snaffaelljokull, il ghiacciaio dove Julio Verne ha ambientato il celebre romanzo “Viaggio al centro della Terra”. Anche per questa tappa lo sterrato da percorrere è tanto: 80 km molti dei quali a velocità ridottissima per non correre rischi, ad un certo punto ci chiediamo perchè mai ci siamo imbarcati in una simile deviazione dalla Ring Road ma oramai è troppo tardi per tornare indietro. I panorami sono comunque mozzafiato ad esempio l’immenso campo lavico di Hellgaffessveit dove la lava solidificata è ricoperta di un muschio dal color giallo, a perdita d’occhio... Queste bellezze ci rinfrancano dalla faticaccia di aver portato fino qui il nostro treno e con stupore ci rendiamo conto che il tempo sta velocemente migliorando fino a trasformarsi in una bellissima giornata di sole. Questo sole durerà per i due giorni nei quali soggiorneremo nello Snaffaellness, grande fortuna e grande regalo. La località prescelta è Olafsvik con il suo campeggio “minimale”: niente elettricità,una baracca con i servizi che definire essenziali è un complimento e spazio solo per le tende,noi ci sistemiamo appena all’esterno. Grandi silenzi anche qui, in campeggio solo poche tende e onnipresente la voce di Ulmo, il dio del mare. Lo Snaffaeljokull è semplicemente affascinante: decidiamo di percorrere la pista per fuoristrada che ci porterà in alto fino alle sue lingue e lo spettacolo che da lassù ci si manifesta è indescrivibile:cielo limpido,ghiaccio con un immenso panorama sottostante di spiaggie e mare. Trascorreremeo la giornata a bearci di questi luoghi, con colazione al sacco in una delle spiaggie di sabbia nera, respirando l’aria del Mare del Nord, ascoltando il canto di migliaia di uccelli acquatici ed osservandoli pescare indisturbati. Il giorno dopo ripartiamo,destinazione Reykiavik, la capitale! La giornata è di un sole splendido e dalla Ring Road scorgiamo sulla destra una curiosa parete basaltica a “canna d’organo” un cartello indica “Gerduberg” e noi ci andiamo. La deviazione varrà la pena: si tratta di una lunghissima parete di roccia alta una sessantna di metri dalla curiosa caratteristica descritta sopra, un sentiero porta in cima ad essa, Rosi mi aspetta di sotto, quando sono in cima parlandole sottovoce per un qualche misterioso fenomeno acustico lei mi sente come se le stessi sussurrando all’orecchio...mah, questa Islanda non finisce di stupirci! Prima di arrivare a Reykiavik giunti in prossimita del fiordo Hvalfjordur decidiamo di non percorrere il tunnel sotterraneo come fanno tutti ma di goderci la vecchia strada che percorre il periplo del fiordo:panorami bellissimi. Ingresso in città: dopo giorni e giorni di natura selvaggia, silenzi e solitudine non ci sembra vero di incontrae traffico e persino qualche semaforo! D’altro canto siamo nella capitale! una megalopoli di ben 150.000 abitanti!! Troviamo subito il campeggio e sganciamo. L’ambiente del campeggio ci colpisce: giovani da tutto il mondo lo affollano,molti in tenda altri ospiti dell’ostello annesso al campeggio,è molto bello vedere tutti questi ragazzi pranzare e cucinare insieme negli spazi comuni l’aria che si respira è bohemienne, tutti sono comunque rispettosi ed alla sera non si sente volare una mosca. Di fianco alla nostra 3,50 quasi subito si piazza una coppia di islandesi con una Hobby da 6 metri ovviamente senza movimentatore, di spazio ce n’è in abbondanza per tutti in Islanda per cui piazzano la roulotte lasciandola agganciata con una sola e semplicissima manovra di retromarcia ma mi chiedo come se la sarebbero cavata in Italia con le nostre piazzole per puffi... Parere assolutamente personale: Reykiavik, come d’altronde Akureyri, pur non possedendo la storia l’arte e l’architettura di molte città italiane è una cittadina affascinante, direi “a misura d’uomo” poco traffico, una via principale dove a differenza di molte nostre città convivono confinanti boutiques di alta moda con negozi di frutta e verdura o di abiti usati... Ci passeremo una pomeriggio piacevole a passeggio; una curiosità: al mattino in giro solo turisti,nel pomeriggio inizia un carosello di giovinastri a bordo di macchinoni che pare vadano in giro per fare bella mostra di sè. Nei due giorni e mezzo di permanenza nella capitale approfitteremo della base al campeggio per spostarci in macchina e visitare il cosiddetto “Circolo d’oro”, esso è essenzialmente composto da 3 gioielli da non perdere: <Pingvellir: unico luogo al mondo dove affiora la faglia che divide la zolla Nord Americana da quella Europea. <Gulfoss: impressionante cascata <Geysir: luogo in cui sgorga il re di tutti i gayser del mondo.
Sono luoghi di grande bellezza, imperdibili nonostante qui il numero di turisti sia molto più numeroso che nel resto dell’isola a causa della vicinanza di Reykiavik . Prima di riagganciare ci regaliamo qualche ora di assoluoto relax nella favolosa Laguna Blu: un grande bacino all’aperto di acqua geotermica con temperatura attorno ai 38 gradi, esso raccoglie le acque reflue della vicina centrale geotermica: esse a causa di un batterio si colorano di blu fluorescente, tutta la zona è avvolta nel vapore che sale dall’acqua ed circondata dal più grande campo lavico d’Islanda...lo scenario è da capogiro e non è un caso che vi sia persino una truope televisiva che sta girando uno spot. Tra un bagno e l’altro ci si può deliziare con sauna, bagno turco e maschere di fango... che stress! Si riparte lungo la costa sud dell’Islanda, ora tocca all’altopiano di Dirolahey non prima di aver fatto sosta con annesso pranzo in roulotte e con vista presso l’ennesima favolosa casata:Skogafoss. Giunti alla salita per Dirolahey poichè la strada si fa sterrata e noi ne abbiamo abbastanza di trainare sugli sterri decidiamo di sganciare e proseguire con la sola trattrice. Mai decisione fu più saggia: giunti in cima un gruppo di 11 camper di connanzionali ha praticamente monopolizzato il già esiguo parcheggio,pur di posteggiarsi hanno invaso anche zone dove è vietato...che ci volete fare sono camperisti. La bellezza del luogo ci rapisce,a pochi metri da noi centinaia di Pulcinella di mare spiccano il volo per le loro battute di pesca, molti tornano con il boccone ben stretto nel becco, che spettacolo! Ripartiamo e proseguiamo, entro sera vogliamo giungere al campeggio del Parco Nazionale di Skaftafell all’interno del più grande ghiacciaio d’Europa: il Vathnajiokull con i suoi 8000 km quadrati. Questi 200 km di strada che ci separano dal ghiacciaio saranno tra i più belli che ci sia mai capitato di vedere: praticamente la Ring Road corre lungo la costa sud dell’isola in un ambiente desertico. Si tratta del cosiddetto Sandur, una immensa piana formata dalle scorie che il ghiacciao Vathnajokull porta verso il mare durante il suo scioglimento, in pratica chilometri chilometri e chilometri di sabbia nera e sassi solcati da corsi d’acqua. Questo sul lato destro della Ring Road,sul lato sinistro invece onnipresente il ghiacciaio con le sue lingue. Affascinante e cupo al tempo stesso, il Sandur ci accompagnerà fino allo Skaftafell, durante questo tragitto non un paese,non una fattoria scorgeremo,a parte qualche raro autoveicolo siamo gli unici uomini nel raggio di chilometri. In questa zona nel 1996 un’eruzione del vulcano posto sotto il ghiacciaio ne provocò il parziale scioglimento. L’enorme quantità di acqua formò d’apprima un immenso lago ma con il continuare dell’eruzione la quantità di acqua andò aumentando fino a divenire inarrestabile: si ruppero gli argini del lago ed una immensa quantità d’acqua provocò un’inondazione(jukullaup) che scendendo verso il mare travolse tutto ciò che incontrava. Fortunatamente essendo la zona disabitata per centinaia di chilometri non vi furono danni alle persone, vennero però travolti tutti i ponti sulla Ring Road ed ovviamente la Ring Road stessa. Giungiamo al campeggio che è tramonto, un’altra gornata di sole ci ha accompagnati e siamo stanchissimi, gli occhi pieni delle meraviglie che la natura ci ha regalato. Il giorno dopo ci concediamo qualche ora di relax fuori dalla roulotte spaparanzati sulle sdraio prima di fare un piacevolissimo trekking fino alle propaggini interne del ghiacciaio. Ma il tampo stringe inesorabilmente, mancano quattro giorni all’appuntamento con la Norrona a Sedifjordur , urge ripartire. La Ring Road si dipana per chilometri e chilometri come nella tratta precedente attraverso lo sconfinato Sandur da un lato ed il Vathnajiokull dall’altro finchè dopo una curva l’ennesima meraviglia appare ai nostri occhi: una baia piena di icebergs! In un certo senso non si tratta di una sorpresa in quanto avevamo letto ampiamente su questo luogo e quindi sapevamo, ma la sua vista ci lascia basiti, le sensazioni nel vederla dal vero superano di molto le fantasie di come ce l’immaginavamo. Jakularson è una laguna all’interno della quale cadono con fragore enormi blocchi di chiaccio staccatisi dal ghiacciaio Vathnajiokull, in questo ambiente artico nuota allegramente una colonia di foche a poche decine di metri da noi. Lo spettacolo è senza pari, tanto da farci decidere senza dubbio di trascorrere qui la notte: campeggio libero tra i ghiacci! Wow!!! Il mattino dopo riprendiamo l’inesorabile manovra di avvicinamento a Sedjisfiordur, attraverso il tipico paesaggio islandese:fattorie ed allevamenti. Pernotteremo in carinissimo microvillaggio di pescatori: Djupivogur in questa penultima tapppa in campeggio incontreremo l’equipaggio di Carlo ed Alessandra con i loro bambini, unici roulottisti italiani sull’isola oltre a noi e ad Astra. Il giorno dopo sarà dedicato al raggiungimento di Seidjisfiordur,con pernottamento nel suo campeggio:qui l’atmosfera è di generale eccitazione per l’imminente imbarco,ritroviamo molti dei volti che avevamo incontrato due settimane prima all’imbarco di Hanstolm:volti talvolta stanchi ma da molti di essi trapela grande soddisfazione per tutto ciò che si è vissuto. Finalmente la Norrona con il suo grande ventre ci accoglie, si ritorna nel continente, 3 giorni di tranquilla navigazione ci attendono per riportarci sulle autostrade d’Europa che ci riconsegneranno stanchi ma felici alla nostra vita milanese.
Adria 350T 1986+Nissan Terrano 2.4 benzina/gpl 1989